F.A.0280
Degli statuti ciuili della serenissima republica di Genoua libri sei, tradotti in volgare da Oratio Taccone
con due copiosissime tauole, vna delle rubriche, l'altra delle materie. - Seconda impressione. -
In Genoua : per Giuseppe Pauoni, 1622 (In Genoua : appresso Giuseppe Pauoni, 1613).
[12], 194, [14] p. ; fol.
marca tipografica di Giuseppe Pavoni, dal colophon a c. 2C4r -- mm 53 x 43 (Riferimenti:
Ruffini, p. 487, D, ma vedi anche p. 70-71)
Gelli, p. 123, traduce così il motto: Coi voti tocco il cielo. Aggiunge che "è dei
Pavoni di Verona, con allusione al nome e al pavone che con le sue grida si fa sentire anco dalle stelle dell'arma dei Pavoni".
Anche nel caso del tipografo genovese è chiaro il riferimento al nome (marca parlante), e sopra il pavone figura una stella cometa.
Ruffini, n. 123 a p. 71, ricorda che il l'animale nell'antichità era stato sacro a Era,
e che nella coda del maschio la dea aveva trasferito gli occhi di Argo ucciso, mentre era al suo servizio, da Ermes; in epoca cristiana
era stato poi assunto come "simbolo della resurrezione sulla base della presunta incorruttibilità delle sue carni".
Il pavone, o più spesso una coppia di pavoni, figura infatti in diversi mosaici, altari, sepolcri dei primi secoli cristiani, come già
nella decorazione parietale romana.
vedi anche:
frontespizio e colophon
la voce pavone nel
Medieval bestiary e in
Bestiaria Latina
Gli animali in alcune marche tipografiche
dei secoli XVI-XVII
[a cura di a.l.]