Università di Modena e Reggio Emilia -
Biblioteca universitaria giuridica
Fondo antico - Immagini della Giustizia: la benda (2)
testatine
(1), (2)
finalini
capilettera
attributi
storia (1), (2), (3)
"persona"
varie:
mano, occhio
triangoli (1), (2)
simmetria
Hypnerotomachia
[a cura di a.l.]
Per la benda della Giustizia Panofsky rimandava a "un'allegoria egizia trasmessa da Plutarco e Diodoro Siculo". In effetti Plutarco parla, riferendosi a Tebe, di "statue di giudici senza mani" mentre "quella del magistrato principe aveva gli occhi chiusi, a significare che la giustizia vuol essere immune da doni e da intercessioni"; più vago il rinvio a Diodoro.
Nessuna Giustizia "senza occhi" comunque, e tanto meno bendata, nelle fonti classiche.
È negli Emblemi di Alciati che, tra i giudici senza
mani che gli fanno corona, il giudice supremo "con gli occhi socchiusi" di Plutarco diventa un
principe cieco (vedi
Cristaldi per una ricostruzione più dettagliata).
Il titolo dell'emblema in questione è: In Senatum boni Principis, proposto qui a lato in una pagina dell'edizione Macé-Bonhomme, Lyon, 1551 (dalla ripr. facs. in Alciati, Emblèmes) e di seguito in traduzione italiana:
Qui, davanti agli altari degli dei, siedono statue prive delle mani, e la principale tra loro è senza occhi.
Questi simboli del sommo potere e del santo senato furono trovati dai Tebani.
Perché stanno seduti? Perché ai gravi giudici conviene la quiete della mente, e non il variare di un animo leggero.
Perché non hanno mani? Per non prendere doni e non lasciarsi piegare dalle ricompense promesse.
Ma il Principe è cieco; perché il Senato, immutabile, con le sole orecchie compie quel che ha decretato, lontano dalle passioni.
È solo l'illustrazione dell'edizione vista sopra -- e, prima, quella dell'edizione Rouillé, da cui la Macé-Bonhomme deriva -- che traduce la cecità del principe in una benda sui suoi occhi, mentre lo scettro è brandito in modo da ricordare la spada della Giustizia.
Certo il principe di Alciati non è il supremo magistrato di Plutarco; e un giudice, anche se supremo, non è la Giustizia. Ma anche tenendosi alla Giustizia, se il significato di imparzialità, il "non guardare in faccia nessuno" risulta abbastanza chiaro, resta l'impressione di un enigma in quella benda.
Altre figure che a partire dal medio evo compaiono bendate sono
la Notte, la Sinagoga, l'Infedeltà, la Morte, la Fortuna, Cupido.
L'Iconologia
di Cesare Ripa, sul finire del Rinascimento, aggiunge al catalogo Ambizione, Errore, Furore,
Prodigalità.
Tutte figure negative quindi, o dove -- come nel caso di Fortuna e Cupido -- domina un elemento
di casualità, irrazionalità, disordine, che è il contrario della
ponderatezza e della misura a cui rinvia la bilancia.
(Giusto per avere un termine di confronto: sempre nell'Iconologia di Ripa, escludendo
le immagini direttamente riferite alla Giustizia, la bilancia si ritrova nelle illustrazioni
di Ugualità e Equinottio d'Autunno. E sotto ai piedi dell'Ingiustizia).
Come si è passati, e in così poco tempo, all'affermazione stabile della nuova immagine? C'è qualcosa che sfugge.