Università di Modena e Reggio Emilia -
Biblioteca universitaria giuridica
Fondo antico - Immagini della Giustizia: la benda (3)
testatine
(1), (2)
finalini
capilettera
attributi
storia (1), (2), (3)
"persona"
varie:
mano, occhio
triangoli (1), (2)
simmetria
Hypnerotomachia
[a cura di a.l.]
Anche dopo gli importanti contributi degli iconologi, primo fra tutti Panofsky, resta qualcosa di poco chiaro in questa affermazione della benda: la trasformazione di un elemento di critica e di derisione (il matto che copre con la benda gli occhi della Giustizia) in un attributo fondamentale, alla pari con la bilancia e la spada.
Come ha notato Prosperi, p. 35, sulle immagini allegoriche della giustizia solo una competenza adeguata di storia delle pratiche e delle dottrine giudiziarie poteva dare strumenti adatti. [...] Ed è per questo che l'interpretazione delle immagini della giustizia ha fatto passi avanti solo quando se ne sono occupati i veri esperti della materia. In tempi recenti -- riprendendo le tesi di uno storico del diritto tedesco, Ernst von Möller -- sull'argomento è intervenuto Mario Sbriccoli, con una ricostruzione che sembra convincente. La riassumiamo qui utilizzando anche due delle immagini proposte nel suo saggio.
Dopo la comparsa della benda in chiave derisoria nel Narrenschiff (1494), dove era il matto a usarla per coprire gli occhi della Giustizia, l'immagine ebbe enorme diffusione in varie ristampe, traduzioni, rappresentazioni popolari.
Era un'immagine
facile da capire e di pronta presa presso ceti popolari probabilmente non entusiasti dei loro giudici [...] aveva tutto il necessario
per radicarsi rapidamente in un consolidato senso comune.
Un secondo passaggio significativo è quello dell'illustrazione che figura in fronte al primo testo ufficiale a stampa
della Constitutio criminalis Bambergensis pubblicato nel 1507.
Vi si vedono sei scabini e un giudice, tutti bendati e col cappello a sonagli del folle, che siedono ad amministrare giustizia, mentre una mano dal cielo regge un cartiglio con scritto "Auff boese gewonheyt urteyl geben / Die dem rechten wider streben / Ist diser plinden narren leben" (Emettere sentenze sulla base di cattive consuetudini, di quelle che contrastano il diritto, è la vita di questi pazzi ciechi)
La Bambergense avviava in quella parte della Franconia una radicale riforma [...] che consisteva nel mettere una legge penale ispirata dal diritto comune al posto delle consuetudini punitive e processuali di quelle regioni.
[...] un processo inquisitorio strutturato e poco trattabile prendeva il posto di prassi miste con ampi spazi di negoziazione; gli antichi scabini, giudici indigeni e senza troppa scienza, sarebbero stati rimpiazzati da giudici formati sul diritto romano. [...]
È evidente che in questa fase la benda ha ancora una connotazione visibilmente negativa. È il segno della cecità, che sta da sempre nella sfera semantica dell'ignoranza e della dissennatezza [...].
Ultimo, decisivo passaggio:
l'entrata in vigore in tutto il territorio dell'Impero della Costituzione criminale Carolina, voluta da Carlo V e promulgata nel 1532.
[...]
Con un'inaspettata e teatrale inversione della polarità del messaggio, il Potere ne capovolge la valenza comunicativa e mette una benda sugli occhi attenti e penetranti della "sua" Giustizia [...] e 'rivendica' la benda.
[...]
Una cosa, soprattutto, viene proclamata ai sudditi, peché la sappiano: la nuova Giustizia penale non vi guarda più, non vi riconosce, quindi non saprà chi siete quando venite in giudizio. Il vecchio ordine nel quale appartenere alla comunità era tutto, e l'essere 'qualcuno' consentiva un rassicurante negoziato anche "in criminalibus", non esiste più.
Sbriccoli ricorda l'esempio di statue della Giustizia bendata con i potenti ai suoi piedi poste proprio in questo periodo, intorno alla metà del Cinquecento, nelle piazze di Berna e di Soleure (quella qui riprodotta).
Cita poi Joos Damhouder che nella sua Praxis rerum criminalium commenta la celebre Giustizia con due volti, uno bendato e l'altro no:
la giustizia senza benda cede a quelli che cercano di corrompere la sua integrità, perché li riconosce come "fautores, amici, consanguinei, familiares, divites", li guarda e concede il suo favore; ma se è bendata sarà ostile: "ab aliis vero frustra sollicitatur, sive potius imploratur, ut sunt despectum, odium, innocentia, paupertas, &c., quibus se obdurat, quibus faciem nebulosam, invitam, procacem et adversantem exhibet".
[...]
È proprio da quella benda che subito si avvia lo scontro con l'altra giustizia, quella dei corpi sociali [...].
Nella formula riassuntiva di Prosperi, p. 46, Il rapido rivalutarsi dell'immagine della Giustizia cieca va dunque inteso in funzione del passaggio dalle consuetudini processuali locali al diritto comune. E lo stesso Prosperi propone come ulteriore esempio, che precede la Costituzione criminale Carolina, un'immagine dagli statuti di Worms pubblicati da Christian Egenolff nel 1531 (riproduzione -- ripresa qui -- al controfrontespizio, testo citato a p. 39):
una giustizia bendata coi simboli della spada e della bilancia dominante sopra un basamento dove tre figure femminili con bambini in braccio appaiono sicure sotto la sua protezione. I due piatti della bilancia sono in perfetto equilibrio, indifferenti al diverso peso delle due figure opposte di un grande personaggio e di un contadino.