Università di Modena e Reggio Emilia -
Biblioteca universitaria giuridica
Fondo antico - Immagini della Giustizia: antiporte: Beccaria, Dei delitti e delle pene
testatine
(1), (2)
finalini
capilettera
attributi
storia (1), (2), (3)
"persona"
varie:
mano, occhio
triangoli (1), (2)
simmetria
Hypnerotomachia
[a cura di a.l.]
antiporte e frontespizi incisi:
C. Beccaria, Dei delitti e delle pene (ed. 1797)
L'antiporta riprende il modello fissato nell'edizione del 1765 stampata a Livorno (ma con l'indicazione: "In Lausanna") da Coltellini e Aubert. Da una successiva edizione veneziana il motto di Seneca, qui non riprodotto, al piede dell'incisione: "Severitas amittit assiduitate auctoritatem".
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L'incisione di Lapi per l'edizione del 1765 si basava a sua volta su un disegno dello stesso Beccaria, uno schizzo poi perduto. Sono rimaste, in una lettera del dicembre 1764 di Beccaria a Aubert, le indicazioni che l'incisore avrebbe poi seguito:
Esser dovrebbe dunque un manigoldo con una mano pendente che tiene un inviluppo di corda da cui pende una taglia ed una sciabla abbassata, e coll'altra mano terrà per la ciocca de' capegli due o tre teste recise e grondanti, che le presenta alla Giustizia, la quale col destro braccio teso in atto quasi di respingere il manigoldo e colla sinistra mano quasi nascondendo per orrore il suo volto dal medesimo si rivolge e guarda la sua bilancia, di cui una lance appoggiando sopra di un sasso, l'altra posa più basso sopra un fascio di varii stromenti di lavoro, come sarebbero zappe, badili, seghe e martelli pittorescamente intralciate ed avviluppate di catene con manette all'estremità.
L'idea è quella della sostituzione del lavoro forzato alla pena di morte. La bilancia pende dalla parte di catene e manette, vanga, sega e martello, contro teste tagliate, sciabola e "taglia".
Notevole il fatto che, se la bilancia è ai piedi della Giustizia con questa funzione di rinvio agli strumenti di "correzione", la spada è passata direttamente nelle mani del boia (il "manigoldo" della lettera).
Ma l'attenzione dell'osservatore è presa, al centro della scena, dalle tre teste tagliate: sono loro quel che c'è di più vivo nell'immagine. Non la posa e l'espressione vuota, da foto-ricordo, del boia; né la teatralità del costume e dei gesti della Giustizia.
Rispetto alla prima, originaria antiporta di Lapi, qui l'anonimo incisore ha accentrato le teste e ha inventato quel cordone del tendaggio che converge dall'alto -- come dai fianchi il braccio sinistro (nero) del boia e quello destro (bianco) della Giustizia -- sul trofeo "reciso e grondante".
L'immagine ne richiama altre, di tutt'altro argomento. Le tante rappresentazioni, per esempio, della Prudenza simboleggiata da tre teste umane di diversa età (vecchiaia, maturità, giovinezza).
L'accostamento, probabilmente casuale, non cercato né da Beccaria né dai suoi incisori, sembra dire qualcosa. Sulla tendenza delle immagini, o di certe immagini, a andare dove vogliono loro? Su rapporti tra Giustizia e Prudenza diversi da quelli pacifici, consolidati, tra virtù sorelle?